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Il parlamentare del Movimento 5 Stelle, insieme ad altri 3 grillini, non ha votato a favore del decreto per inviare armi all’Ucraina. Per Grimaldi, dopo Zelensky – che parlerà a Montecitorio – andrebbe ascoltato anche il presidente Putin

Martedì 22 marzo alle 11, il presidente ucraino Volodimir Zelensky parlerà in videocollegamento con la Camera dei deputati. Una decisione – quella accolta da Roberto Fico, presidente di Montecitorio – che non ha trovato il pieno sostegno da parte di alcuni esponenti del M5S. Qualche grillino infatti, non ritiene opportuna la scelta di inviare armi all’Ucraina, impegnata nella guerra in seguito all’invasione della Russia. Come il deputato Nicola Grimaldi – eletto nella circoscrizione Campania 2 – che in un’intervista a Repubblica.it ha suggerito di organizzare una videoconferenza anche con il presidente russo Vladimir Putinper sentire anche la controparte“.

Non sono contrario all’intervento di Zelensky, ma bisogna sentire anche l’altra parte, per capire la situazione. Mi piacerebbe che parlasse alla Camera Putin“, ha dichiarato Grimaldi a Repubblica. Il deputato pentastellato si è astenuto sul cosiddetto decreto Ucraina, approvato in prima lettura alla Camera. “Un voto di coscienza. Ma ho avvisato il capogruppo Davide Crippa e gli altri. Non cerco strappi. Ma non credo che spedire armi letali all’Ucraina sia risolutivo per il conflitto“.

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Per Grimaldi “la pace deve passare dal negoziato, dalla diplomazia, bisogna spingere in questo senso, ma mi rendo anche conto che è quasi impossibile trattare con la Russia in questo momento, mentre continuano gli attacchi. Fosse per me, chiederei un intervento delle Nazioni Unite, dei caschi blu, come avvenuto in Serbia. Anche se è un’operazione che va autorizzata“.

All’onorevole viene fatto notare che la Russia ha potere di veto all’ONU. “Lo so. Però credo che le armi non siano mai la soluzione. Per il resto, sono favorevole a tutti gli aiuti umanitari all’Ucraina. Ero anche pronto a partire, come medico più che come parlamentare, con la missione organizzata dalla comunità Giovanni XXIII a Leopoli. Devo sentire in queste ore il presidente della Giovanni XXIII, per capire come organizzarci. Io vorrei partire, ma in un quadro di sicurezza per tutti. C’è un altro pericolo, poi: se per caso feriscono un parlamentare italiano, si rischia di coinvolgere anche il nostro Paese nel conflitto“.

Luigi Ottobre