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MADDALONI- Dove eravamo rimasti? Alla richiesta di ricollocazione dei sigilli, rimossi per consentire il campionamento supplementare o caratterizzazione fisico-chimica integrativa chiesta dall’Arpac e dalla Regione Campania. E adesso che le analisi sull’invaso che ha inghiottito circa 300 mila tonnellate di rifiuti speciali (secondo i consulenti della Procura della Repubblica di S. Maria C.V.), il consigliere Angelo Tenneriello (Maddaloni Positiva) chiede una valutazione sui tempi e lo stato di avanzamento dei lavori.

Angelo Tenneriello

Il piano di caratterizzazione integrativo è finito. Cosa chiede ora?

Il punto completo dello stato dell’arte. ma prima devo fare una premessa. Al di là degli aspetti tecnici e scientifici stiamo parlando di un sito altamente impattante sul territorio. Ricordo a me stesso e a chi legge che le ricadute sociali e imprenditoriali sono altissime. E’ in gioco la revoca di un’ordinanza di divieto di emungimento delle acque di falda per uso irriguo e quella di coltivazione e vendita di prodotto agricoli entro un raggio di 500 metri dalle fumarole presenti sul corpo della discarica incontrollata. Si decide del destino dell’intero comprato agricolo che coinvolge i comuni di Maddaloni e San Marco Evangelista. E non aggiunge i problemi potenziali sulla filiera alimentare e sulla salute pubblica. Pertanto, adesso, sapere diventa un imperativo categorico non procrastinabile.

Sapere cosa, esattamente?

Sapere tutto. Mi spiego: primo, conoscere le ragioni che hanno spinto a prolungare le indagini affidate alla Teckinik; secondo, conoscere gli esisti di queste indagini integrative; terzo, conoscere a che profondità e che estensione hanno i rifiuti sepolti; quarto; avere contezza sulla reale natura del materiale sepolto, visto che sono stati effettuati carotaggi; 5) sapere se è interessato lo zoccolo tufaceo basale; 6) se esiste e in che misura una interazione con la falda profonda e quella superficiale; 7) avere certezza sulla reale non interazione con la falda superficiale e quali sono le ricadute per i pozzi irrgui circostanti; 8) conoscendo la natura dei materiali sepolti, determinare quali sono le reazioni esotermiche che innescano il fenomeno delle fumarole. Di domande da cui rispondere ce ne sono moltissime altre. E su questi argomenti non si può tacere.

Questa, parlando in termini medici, sarebbe la diagnosi. Ma L’obiettivo è conoscere che intervento si prospetto o no?

E’ necessario conoscere che cosa è stato detto tra le parti negli incontri tenuti in Procura. Ma il nostro interesse e è focalizzato sulla soluzione del problema e non sui dettagli procedurali. Allora la domande delle domande è: che tipo di accordo o c’è con Invitalia a cui la regione ha affidato la redazione del progetto di bonifica o messa in sicurezza? E’ questa la vera e unica risposta che aspetta il territorio. E poi che tempi, dopo la lunga fase di studio integrativa, ci sono per arrivare ad un intervento risolutore? Rimanendo nella metafora medica: c’è stato tutto il tempo per approfondire, con analisi strumentali aggiuntive, gli esami e pervenire alla diagnosi finale (che vigliamo conoscere), ma quale è la cura che si prospetta e quali sono i tempi. Non voglio fare l’allarmista ma è in gioco il diritto alla salute, il diritto alla salubrità ambientale e soprattutto il futuro dei nostri figli che hanno ereditato questo disastro ambientale inquietante. Insomma, i 15 milioni di euro messi a disposizione dalla Regione saranno spesi per la bonifica o la messa in sicurezza? Su questo non si può più tacere e continuare ad aspettare.

Redazione