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MADDALONI- Maddaloni persente! E’ partito da piazza della Signoria in Firenze. E’ giunto Faenza percorrendo i cento chilometri in 12 ore 38 minuti e 11 secondi. Peppe Farina ha affrontato e vinto la sfida contro se stesso, contro il tempo, contro la stanchezza e contro i demoni interiori arrivando 710esimo alla Ultramaratona del “Passatore”, una sfida aperta ai professionisti e non, il cui vero premio è arrivare fino in fondo. E Peppe Farina ce l’ha fatta. Ha affrontato una gara podistica internazionale che dal 1973 attraversa l’Appennino tosco-romagnolo da Firenze a Faenza. Quest’anno hanno partecipato circa 3700 atleti che si sono misurati con il percorso partendo dalla Toscana per arrivare in Emilia Romagna, giorno e notte senza mai fermarsi con il limite massimo di 20 ore. Ha aggiunto un altro alloro importante al suo palmares di tutto rispetto che annovera: moltissime maratone, 50 km dell’abetone, i 49 km del trail del Vesuvio e oper la 100 km del “Passatore”. Ci dice subito. “Ho realizzato il sogno che, da podista, avevo nel cassetto. Grazie a tutti gli amici che mi hanno supportato e alla mia famiglia che mi è stata sempre al fianco”.

Cosa significa affrontare un percorso che è più doppio di un’ordinria maratona?

E’ stata una grande esperienza mistica. Oltre alle ordinarie crisi, vi sono momenti in cui la vera gestione è tutta ed esclusivamente mentale.

Come è riuscito a scalare questo Everest podistico?

Serve una accurata preparazione tecnica di base. ma nel mio caso, dal 50esimo al 60esimo chilometro, il disagio e l’impegno fisico è passato in secondo piano. Anzi, quasi la fatica fisica non la senti più. Si devono superare crisi motivazionali; i dubbi collegati dalla necessità di resistere; le domande su chi “me l’ha fatto fare?”; la gestione delle energie residue e quelle incamerate lungo il percorso. Solo dopo l’arrivo ho scoperto di avere un ginocchio gonfio e un’unghia sanguinante che prima non avevo nemmeno più percepito.

Rispetto alla tradizionale maratona, ci sono degli stop?

Ogni 5 chilometri esistono punti di ristoro per rifocillarsi, assumere liquidi, anche per fermarsi e fare stretching.

Una specie di stop and go?

L’obiettivo unico è arrivare. Ed è stata un’emozione indescrivibile scoprire che all’arrivo (verso le tre di notte con il buio) c’erano oltre 1500 persone che ci aspettavano e ci applaudivano. E questo ha lascito ad ogni atleti un ricordo indelebile e veramente emozionante.

E come è stato il dopo gara?

I giorni successivi sono dedicati ad una percorso di alleggerimento dalla fatica accumulata.

Quale è il prossimo traguardo?

Magari, ritornare ad affrontare la 100 chilometri del Passatore.

Redazione