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Sale a 7 milioni 810 mila il numero dei lavoratori italiani interessati dal blocco delle attività previsto dal DPCM del 22 marzo 2020. Quest’ultimo provvedimento, rispetto al precedente adottato lo scorso 11 marzo che aveva interessato principalmente commercio e servizi, aumenta sensibilmente la platea degli occupati che da domani, 26 marzo, saranno costretti a rimanere a casa per decreto. Si tratta di 5 milioni 8 mila unità. È quanto emerge dal report della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro “L’impatto del DPCM 22 marzo 2020 sul mercato del lavoro. Le aree geografiche e i settori più colpiti”.

Secondo i dati elaborati, l’industria lascia complessivamente a casa 6 lavoratori su 10 (59,6% della forza lavoro), mentre per i servizi il blocco interessa poco più di un quarto dei lavoratori (26,7%). La differente geografia economica e produttiva del Paese determina, inoltre, una diversità importante tra le regioni in termini di impatto occupazionale: complessivamente, su 100 lavoratori bloccati dal decreto, 56 sono al Nord (20,6% in Lombardia), 20 al Centro e 24 al Sud.

Redazione On Line