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Si studia il ricorso al Consiglio di Stato. Si valutano le infrazioni in materia di gestione ambientali, le omissioni e le responsabilità regionali

MADDALONI- Sembra un incubo: si ritorna al punto di partenza. Pure il Tar, dopo il Tribunale ordinario (dichiaratosi non competente), si tira fuori dalla disputa tra il Comune e la Regione. Se l’obiettivo dell’ente locale era ottenere l’obbligo, per via giudiziaria-ammnistrativa, ad adempiere da parte della Regione cioè a rimuovere tutte le omissioni progettuali per evitare le esondazioni fognarie, allora la missione è stata mancata in pieno. Le sentenze si accettano ma si discutono pure. Insomma, la magistratura continua a mantenersi in disparte. C’è disastro ambientale; ci sono i danni (riconosciuti in sede di risarcimento), ci sono le immissioni non regolari e non ci sono le opere conseguenti. Sono fatti indubitabili che si vedono e si sentono anche con il naso. Ma secondo la sentenza, il “Comune non ha agito per ottenere l’adozione di uno specifico provvedimento amministrativo corrispondente ad un proprio interesse, anche rappresentativo di quello della collettività di riferimento, ma piuttosto allo scopo di sollecitare l’espletamento di una complessa attività finalizzata allo smaltimento delle acque meteoriche e urbane, che richiede lo svolgimento anche di un’attività materiale, oltre che giuridico-amministrativa, sia pure da compiere nell’interesse pubblico generale, e previo il reperimento di ingenti risorse finanziarie. Ne deriva che l’inerzia qui lamentata non può essere compulsata attraverso l’istituto del silenzio-inadempimento”. L’alluvione di parole continua. E continueranno a consumarsi pure i reati ambientali, la vera cenerentola delle giurisprudenza italica. E’ finita? Sembra di no.

Sindaco De Filippo, e ora?

E ora, valuteremo con l’avvocato Pasquale Marotta, se ci sono i presupposti per ricorrere al Consiglio di Stato. La sentenza la tenevo in tasca per valutare nel merito cosa fare. Quindi, senza valutazioni tecniche non è possibile anticipare le decisioni che ne scaturiranno.

Ma si possono commentare...

Francamente, questo è un rimpallo di responsabilità: c’è il danno ma si rimanda ad una “complessa attività da espletare” quindi ad un giro di parole per dire che esistono delle oggettive mancanze e carenze. Cchi doveva gestire la struttura non l’ha fatto; chi doveva adeguare l’impianto non l’ha fatto, chi doveva evitare che si arrivasse all’esondazione non l’ha fatto e chi doveva evitare di sversare, per non recare danno, non l’ha tatto. Quindi c’è il riconoscimento di omissioni ,ma non si tirano le conclusioni. Questo ci incoraggia ad andare avanti. Vedremo se è percorribile e se ha senso il ricorso. Altrimenti, faremo altre scelte. Un dato è certo: ci sono delle mancanze. Noi faremo di tutto affinché ci si arrivi a decretare delle responsabilità conseguenti. Credo che quanto scritto da Luca Mascolo, presidente dell’Ente idrico Campano, chiami direttamente in causa la Regione. Non lo dice il sindaco di Maddaloni ma l’ente che regola il ciclo delle acque in Campania. Andiamo avanti.

Andiamo avanti nel senso?

Siamo di fronte al solito ricorso a formule formali. Noi, stiamo sondando tutti i percorsi: se dovesse succedere l’irreparabile tutti gli atti propedeutici sono già stati scritti. Chi di dovere, saprà già a priori che cosa è stato fatto, chi ha denunciato e chi non ha fatto il dovuto.

Stiamo parlando di ecoreati?

E non solo. Crdeo che si possano fare alcune valutazioni di colore.

Colore?

Tradotto in pratica, quella che è stata definita attività complessa. Adesso il complesso si riferisce sia alle acque acque meteorologiche (acque chiare) e a quelle (dal pungente fetore di escrementi) che andrebbero adeguatamente convogliate. Stiamo ancora al teorema, molto in voga in tutte le infinite audizioni tenute in Regione, che bisogna riprogettare e poi finanziare. Il Tar ha confermato che c’è tutto da fare mentre nel frattempo le alluvioni possono essere tollerate.

Ma la sentenza del Tar non indica anche una via d’uscita?

In un certo senso si. Il Tar ci sollecita a “chiedere specifici provvedimenti amministrativi corrispondenti ad un proprio interesse” per risolvere il problema. La nostra richiesta specifica è: allargare la sezione del collettore per evitare allagamenti nel nostro comune. Demandiamo alla Regione il problema complessivo per risolvere la questione degli allagamenti diffusi a valle come per esempio ad Acerra. Pensavamo di chiedere la fine dell’utilizzo di una struttura sottodimensionata valevole per tutti. Allora, ci concentreremo sul nostro territorio. Ce lo chiede il Tar….

Redazione