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ARIENZO – Il covid ha annullato settant’anni di integrazione e connessioni tra popoli. L’Europa senza frontiere e la libera circolazione di cittadini sul territorio dell’Unione oggi è contratta per le disposizioni anticontagio delle varie Nazioni; la mobilità regionale è consentita quasi ed esclusivamente per motivi di lavoro; all’interno della propria regione, in zona rossa o arancione, spostarsi da un comune all’altro deve avere giusta motivazione.

Ad Arienzo, dove Giuseppe Guida già nel passato recente ha imposto autocertificazioni per chi da fuori comune si trovava a passare sul suolo arienzano (chissà nella pratica cosa avrà prodotto?) con l’ordinanza 81 di stamani motiva la decisione di tenere chiuse le scuole in presenza a partire dalle seconde elementari, da lunedì 19 aprile fino al 23, su dati non esclusivamente di Arienzo. «In considerazione dei dati statistici e dell’attuale andamento della curva dei contagi sul nostro territorio, – scrive Guida – considerando anche la presenza di minori tra i positivi e tenuto conto dei casi registrati nei paesi limitrofi, da cui proviene il 35% della nostra popolazione scolastica». I dati della città della Terra Murata, infatti, sono costanti con o senza frequenza della attività scolastiche in presenza; ma l’indicazione della popolazione scolastica proveniente dai paesi limitrofi, che con Arienzo molto spesso rappresentano un una conurbazione unica (storicamente Arienzo San Felice) indica una strada completamente opposta all’inclusione tra popoli. Chissà se la scelta è stata condivisa con i vertici dell’Asl come richiesto dagli ultimi provvedimenti del governo. Oggi «l’untore» è il cittadino confinante; domani il dipendente comunale che viene da fuori, l’impiegato delle poste o della banca, il dipendente del supermercato o dell’attività produttiva che ogni mattina giunge ad Arienzo dalla vicinissima San Felice a Cancello o Santa Maria a Vico.

All’ordine del giorno, però c’è l’Unione dei Comuni della Valle; se poi si deve pensare alla Recovery Fund, meglio lavorare insieme come Valle, ma ognuno al suo paesello, perché in quello degli altri ci si contagia di più. Per i soldi, però, tutti insieme senza distinzioni. Così la scuola che dovrebbe educare all’inclusione e alla socializzazione, insegnare i più giusti comportamenti per convivere con questo virus, resterà ancora con le porte chiuse e i computer accesi. Alla popolazione scolastica, un altro po’ di pazienza. Tanto a fine maggio finisce.

Redazione On Line