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MADDALONI- E’ un problema di tutela della pubblica e privata incolumità. Ma è un dialogo tra sordi. Un secolo di contenzioso strisciante non si dissolve in sei mesi: e infatti, a sei mesi dall’ordinanza «ordinanza contingibile ed urgente» firmata dal sindaco per la interdizione di tutti gli accessi ai luoghi considerati a rischio  di crollo, attigui, confinanti e interni all’area fortificata e confinano con strapiombi, arriva la risposta dei proprietari che non sposta di un millimetro il problema. Non una missiva, corredata da una documentazione fotografica, l’avvocato Pasquale D’Alessio (proprietario della Torre Artus e delle sue pertinenze) ha comunicato di aver chiuso i varchi di accesso al castello e alle torri. Problema risolto? Sembra proprio di no. Infatti, a tutela della pubblica e privata incolumità, il comune ha ordinato di «fermare le frane da crollo, la pioggia i pietre sull’area abitata e il cedimento della cinta muraria del castello». Per D’Alessio, sono state portate a termine, nonostante le difficoltà tecniche degli interventi, tutte le misure raccomandate dalle ispezioni. Anche se la questione delle questioni sarebbe il danneggiamento dei monumenti causato dalle attività estrattive confinanti e dal brillamento di esplosivi. Atti allegati a diversi esposti presentati in ordine di tempo, in tre diverse procure (Santa Maria Capua Vetere, Napoli e Roma) e base di giudizi pendenti. Una situazione taciuta e ignorata anche dagli attempati cultori di storia patria locale, tuttologi del recupero ma smemorati e ciechi al cospetto degli scempi ambientali, quelli storici, recenti e in corso. E poi si attende il pronunciamento della Corte di Appello di Napoli in merito all’occupazione abusiva dell’area fortificata di un acquedotto del Comune. Insomma, ordinanza o non ordinanza si ritorna sempre al punto di partenza. Ma a bene leggere le indicazioni dell’Ufficio tecnico, e sulla scorta delle indicazioni della Soprintendenza, delle richieste della giudice Marina Mannu e delle relazioni redatte dalla Polizia Municipale, l’ordinanza non è sarebbe stata completamente rispettata perché venivano chieste anche verifiche tecniche su «tutte le aree soggette a rischio potenziale» a partire dalla tenuta dei versanti verticali, sottostanti i monumenti, le fortificazioni che circondano la Torre Artus con particolare attenzione alla frane da crollo, attive ma dimenticate sui versanti che sovrastano il centro storico pedemontano da via Bixio (area Giudecca)  fino a via Sambuco. Insomma, non si riesce a uscire dalle aule di Tribunale e a mettere la parola fine ai problemi di messa in sicurezza.

Redazione