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Governo, Regioni e Comuni hanno sistematicamente ignorato i moniti che più volte erano arrivati da Bruxelles e, approfittando della pandemia di Covid-19, hanno ampliato le concessioni balneari fino al 2033. E puntualmente-come era ovvio– la Commissione europea ha messo in mora l’Italia “in merito al rilascio di autorizzazioni relative all’uso del demanio marittimo per il turismo balneare e i servizi ricreativi (concessioni balneari)”. La Commissioneharicordato al governo italiano (praticamente l’unico ad avere questo problema nell’Ue) che “gli Stati membri sono tenuti a garantire che le autorizzazioni, il cui numero è limitato per via della scarsità delle risorse naturali (ad esempio le spiagge), siano lasciate per un periodo limitato e mediante una procedura di selezione aperta, pubblica e basata su criteri non discriminatori, trasparenti e oggettivi”. La Commissione ritiene che “la normativa italiana, oltre a essere incompatibile con il diritto dell’Ue, sia in contrasto con la sostanza della sentenza della Corte di giustizia dell’Ue e crei incertezza giuridica per i servizi turistici balneari, scoraggi gli investimenti in un settore fondamentale per l’economia italiana e già duramente colpito dalla pandemia da coronavirus, causando nel contempo una perdita di reddito potenzialmente significativa per le autorità locali italiane”. La Commissione ha dato due mesi di tempo per rispondere, trascorsi i quali potrà decidere di inviare un parere motivato. Siamo all’ultima puntata di una telenovela vergognosa.La giurisprudenzaè costante nel ritenere ormaiillegittima ogni ipotesi di proroga automatica in materia, in quanto palesemente in contrasto con la direttiva Bolkestein.La sentenza Cons. Stato, Sez. V, 15 marzo 2019, n. 1707 (https://www.giustizia-amministrativa.it/portale/pages/istituzionale/visualizza/?nodeRef=&schema=cds&nrg=201805175&nomeFile=201901707_11.html&subDir=Provvedimenti) ha consolidato l’orientamento, ormai costante e concorde con la giurisprudenza europea: “secondo la giurisprudenza comunitaria, (sentenza CGUE 14 luglio 2016, C-458/14 e C-67/15), le attività imprenditoriali private svolte sui beni demaniali/patrimoniali indisponibili non possono mai essere considerate concessioni di servizi, poiché la concessione di servizi è caratterizzata, in particolare, ‘da una situazione in cui un diritto di gestire un servizio determinato viene trasferito da un’autorità aggiudicatrice ad un concessionario’ (punto 46); al contrario le attività imprenditoriali private svolte sui beni pubblici ‘vertono non su una prestazione di servizi determinata dell’ente aggiudicatore, bensì sull’autorizzazione a esercitare un’attività economica in un’area demaniale. Ne risulta che le concessioni … non rientrano nella categoria delle concessioni di servizi’ (punto 47)”. Non sono secondari i riflessi penali della materia.Infatti, la recente sentenza Corte cass., Sez. III, 12 luglio 2019, n. 25993 ha sancito che la proroga legale prevista dall’art. 1, comma 18°, del decreto-legge n. 194/2009, convertito nella legge n. 25/2010 per le concessioni demaniali marittime “presuppone la titolarità di una concessione demaniale valida ed efficace (Sez. 3, n. 32966 del 02/05/2013, Vita, Rv. 256411; Sez. 3, n. 33170 del 09/04/2013, Giudice, Rv. 257261)”, inoltre, “ai fini della integrazione della fattispecie di occupazione del demanio marittimo, sono soggette a disapplicazione le disposizioni normative che prevedono proroghe automatiche di concessioni demaniali marittime, in quanto violano l’art. 117, primo comma, Cost., per contrasto con i vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario in tema di diritto di stabilimento e di tutela della concorrenza (Sez.3,n.7267 del 09/01/2014,dep.14/02/2014, Rv.259294; Sez.3, n.21281 del 16/03/2018, Rv.273222)”.Qualora non ricorrano le suddette condizioni, si ricade nell’ipotesi di reato di cui all’art. 1161 cod. nav. (occupazione abusiva del demanio marittimo). Tuttavia, dopo l’avvio dell’ultima procedura comunitaria d’infrazione tutti i diversi soggetti istituzionali (Governo, Parlamento, Stato-Regioni,Regioni e la gran parte dei Comuni) sono alquanto cauti e attenti e prendono tempo rispetto alle decisioni da assumere. La stessa regione Campania si è limitata a prorogare di soli 90 giorni le concessioni in scadenza a fine anno scorso (dgr n. 622 del 29.12.2020). Il coordinatore nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli(i Verdi ei Radicali sono gli unici a contrastare tali proroghe)è stato categorico contro le proroghe, che salvaguardano “un inaccettabile concentrato di privilegi che ha portato alla svendita e alla privatizzazione delle spiagge italiane”. Peccato che a livello regionale- anche da parte di qualche ambientalista presente nelle istituzioni– non ci sia identica sensibilità e presa di posizione. Ma-mentre in giro per l’Italia sono un po’ tutti più prudenti e  in attesa-aMondragone il “padrone del mare se ne fotte dell’Ue, delle regole e della giurisprudenza e nonostante le pubbliche denunce dell’AMBC,poco tempo fa-quatto quatto- e senza alcun indirizzo politico (palese), ha provveduto con proprie determinazioni ad una “caterva” di proroghe illegittime, arrivando di recente ad occuparsi anche delle esigenze balneari(che non possono ovviamente aspettare)di qualche forza di polizia(con l’incredibile determina n. 70 del 22.01.2021).Quando nell’indifferenza generale si arriva a tanto, in un settore già pieno di conflitti d’interesse, che altro dire?Che le delusioni aprono gli occhi e chiudono il cuore”.

Redazione