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MADDALONI- Come è triste vivere a Montedecoro. Che ingiustizia si sta consumando ai danni dei più piccoli, privati persino dell’unica scuola di quel centro. Costretti ad emigrare per frequentare le scuole dell’obbligo e usufruire del diritto allo studio. E ora che il progetto, candidato al finanziamento per la ricostruzione, è diventato ufficiale esplode la protesta ragionata. Ha preso fisionomia un intervento di ricostruzione del vecchio plesso abbandonato da un milione e mezzo di euro che dovrà superare l’esame del finanziamento, poi quella delle progettazione, affidamento ed esecuzione dei lavori.

Consigliere Tenneriello ha contestato questo progetto, perché?

Non possiamo tacere. Stiamo parlando di un progetto di fattibilità che è ben lungi dall’essere esecutivo…

In che senso? Può essere più chiaro?

Ma di cosa stiamo parlando? Un progetto di fattibilità che dovrà prima essere finanziato, quindi candidato a eventuali bandi tutti da venire. Poi ci sarà un finanziamento, poi la progettazione, poi l’affidamento, poi la gara, poi l’eventuale apertura dei cantieri. Sono addolorato: i ragazzini di oggi, in età dell’obbligo, potrebbero diventare maggiorenni prima che quella scuola sarà ricostruita. E questo non è niente…

C’é dell’altro?

Leggendo la delibera c’è scritto una cosa che fa accapponare la pelle: “Il progetto deve avere copertura finanziaria totale senza onere alcuno o cofinanziamento con risorse del bilancio comunale”. Significa che stiamo parlando di tempi assolutamente non certi. Tutto questo è inaccettabile perché si parla di un’opera di ordinaria importanza per un servizio pubblico essenziale. Questa indeterminazione è inaccettabile.

Inaccettabile perché?

Perché il comune dovrebbe già essere in possesso di fondi legati al risarcimento assicurativo. Ricapitolando: nel febbraio 2015, il plesso di Montedecoro viene sgomberato per “dissesto statico”. E dopo saggi e indagini l’area servizi al territorio del comune di Maddaloni nella relazione tecnica, scopre che lungo la vicina strada provinciale corre il tracciato dell’acquedotto, che nelle vicinanze è presente l’Alveo Faenza (vecchio acquedotto non tombato completamente) e che in zona si osservano fenomeni di lieve dissesto stradale  causato da probabili perdite non facilmente giustificabili. Nel 2017, vengono fatti saggi e indagini strutturali per accertare le cause del dissesto statico e accedere all’indennizzo che in un atto di quietanza la compagnia assicurativa stima in 530.000 euro. Quindi si dovrebbe partire dai fondi della copertura assicurativa invece di aspettare l’eventuale finanziamento completo. Perché non si parla più dei fondi dell’assicurazione? Aspettiamo risposte.

In pratica, c’è un’alternativa?

Ma con i fondi dell’assicurazione (chi li ha visti?) si sarebbe potuto avviare una ristrutturazione di plessi e strutture comunali già esistenti, a partire dall’adeguamento dell’ex Lazzeretto. Invece, si aspetta ancora e si rimanda a tempi non meglio definiti.

E quindi che si fa?

Intanto, vogliamo chiarezza: a quanti ammontano? Come verranno impiegati? Sono già disponibili? Basta con delibere di intento che disegnano scenari futuribili tutti da costruire. Intanto la realtà è drammatica: i bambini vanno a scuola a Cervino o in via Feudo. Una cosa inammissibile.

PER APPROFONDIRE: L’INTERROGAZIONE

Redazione