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Il sindaco pro tempore Virgilio Pacifico in piena pandemia ha scoperto-oltre al C.O.C. e a tante altre cose– anche dell’esistenza della Protezione Civile. E avendo accumulato uno spaventoso ritardo nell’organizzare il Gruppo cittadino, si è lasciato andare (o è stato indotto?)a pasticci ed illegittimità varie, a partire dalla nomina del Coordinatore. Abusi ed illegittimità che hanno spinto tanti volontari (veri!) ad abbandonare il campo. Con il risultato che continuiamo a non avere un efficiente Gruppo di Protezione Civile, legittimamente costituito. Ma Pacifico & Co, così lesti nelle nomine partitocratiche, latitano sul fronte degli Interventi emergenziali, di prevenzione, previsione e programmazione. Sono diverse le azioni che le Amministrazioni comunali sono chiamateaporre in essereper combattere i disastri naturali, attraverso l’impiego di risorse inserite nei propri bilanci.Al di là della pandemia in atto da un anno, assistiamo da un po’ ad eventi climatici sempre più violenti. Legambiente stima che solo nel 2019 in Italia ci siano stati 157 cosiddetti “eventi climatici estremi (allagamenti da piogge intense, trombe d’aria, frane ed esondazioni fluviali) a causa dei quali hanno perso la vita 42 persone.Ogni anno in Italia si assiste a disastri naturali più o meno importanti derivanti dalle precipitazioni piovose. Per questo, oltre che per tutto ciò che inerisce il soccorso alla popolazione in caso di calamità naturali, è necessaria una forte attività di prevenzione, che miri all’investimento pubblico e alla pianificazione di strategie volte a evitare le conseguenze più gravi. In questo senso il ruolo dei comuni è centrale, in quanto enti atti a predisporre piani di protezione civile in territori di dimensione contenuta.Ma Pacifico ha mai messo a punto (o ha aggiornato)un piano in tal senso? Una parte dei bilanci degli enti comunali dovrebbe essere dedicata alle spese per l’amministrazione e il funzionamento delle attività di protezione civile sul territorio, per la previsione, la prevenzione, il soccorso e il superamento delle emergenze e per fronteggiare le calamità naturali. Questa voce è divisa in due capitoli: il sistema di protezione civile e gli interventi a seguito di calamità naturali.La prima inerisce gli interventi di protezione civile sul territorio, ma anche la previsione, prevenzione e superamento delle emergenze. Comprende le spese a sostegno del volontariato nel settore, ma anche la programmazione e il monitoraggio.Gli “interventi a seguito di calamità naturali“, invece, includono le spese volte a fronteggiare calamità già avvenute, comprese le sovvenzioni, gli aiuti e i contributi per il ripristino delle infrastrutture, e del patrimonio artistico e culturale Questa voce comprende gli oneri derivanti dalle gestioni commissariali, ma non gli indennizzi per il settore agricolo provato dalle calamità.Ma quanto spendono i comuni?Messina-il comune più virtuoso in tal senso– per il soccorso civilenel 2019 ha speso13,06 € pro capite, quasi il doppio della seconda in classifica (Venezia con 7,35) e il triplo della terza (Genova con 4,35).E i Comuni della provincia di Caserta quanto spendono? Vediamo qualche esempio: Riardo nel 2019 ha speso 88,93 € pro capite; Presenzano 26,85 € pro capite; Marzano Appio 25,31 € pro capite;San Tammaro 6,92 € pro capite;Sparanise 4,23 € pro capite;Ruviano 3,29 € pro capite;Maddaloni 2,59 € pro capite. E Mondragonequanto spende?Pacifico & Co nel 2019 per la protezione civile hanno speso un misero 1,52 € pro capite. Nel silenzio assordante dei Consiglieri comunali, presumibilmente ignari (anche di ciò). Per questi signori anche la protezione civile rappresenta soltanto terreno di pascolo elettorale e di spartizione. E, intanto, la città resta priva di prevenzione, della cura del territorio, di un volontariato legittimamente organizzato e della necessaria pianificazione delle emergenze. Una città che continua ad avere in questi giorni paura per una pandemia fuori controllo. Una città abituata a sopportare di tutto e di più. Anche un’intervista televisiva di un “notogiornalista -candidato regionale non eletto ad un “noto” congiunto di assessore, il quale dichiara candidamente di non aver rispettato la legge durante le festività natalizie con conseguente positività. In altri tempi (ma forse è più corretto dire in altri contesti) quell’assessore sarebbe già a casa.

Redazione