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MADDALONI- Brutti e oscuri presagi. Ridiscendono in campo i politici (dopo la stagione delle promesse, quella delle interrogazioni parlamentari e in consiglio regionale, infine audizioni in commissione e tavoli tecnici). E arriva subito una esondazione di parole. Sembra un incubo: addirittura si ritorna al punto di partenza. Il collettore ex Casmez è una fogna fuori controllo e sottopressione capace di creare più danni di un fiume in piena. Ma dalle prime indicazioni dall’incontro, con il responsabile dell’ufficio tecnico dell’Uod ciclo integrato delle acque della Regione Campania, sono riemerse i soliti fumosi, generici e ipotetici piani di intervento. Non finisce qui ed è solo l’inizio. Ma la più sconcertante delle risposte è il finanziamento di progetti e interventi attingendo alle risorse del Recovery fund. Un modo per dire che non si fa nulla di certo e certamente non subito e nemmeno in tempi medio-lunghi. Se non fosse che i fondi europei, tutti da ottenere, saranno centellinati e certamente non riguardano opere di infrastrutturazione elementari o primarie. Un modo per dire che se ne parlerebbe tra 7-8 anni se tutto andasse nel verso giusto. Poi è ritornato la solita disponibilità al tavolo istituzionale con i soliti sindaci indifferenti al disastro ambientali a blaterale di opere pubbliche. Un film già visto. Infine, di concreto sul tavolo ci sono solo due ipotesi: 1) Il progetto di massima di Vivarelli orientativo, con percorsi alternativi e vasche di laminazione, dal costo ipotetico di 50 milioni di euro; 2) I progetti di raddoppio da finanziare e cantierizzare. Ancora una volta, per il momento, la risposta della Regione è stata una non risposta.

L’unica strada concreta, aperta dal sindaco, è quella che porta la Tar, chiamato il 13 gennaio, a pronunciarsi sulla omissioni ammnistrative regionali certificate anche dell’Ente idrico campano. Potrebbe essere questa una svolta. L’altra strada concreta è quella indicata dall’on. Antonio Del Monaco (membro della commissione bicamerale contro gli ecoreati): indagini a monte su tutti gli utilizzi, immissioni e sversamenti, più la certificazione dei danni e reati ambientali creati a valle. Fatti certi e responsabilità certe. E questo metterebbe fine alla fiere delle chiacchiere delle ipotesi. E poi c’è l’ultima certezza: alla prossima pioggia intensa o temporale, via Cancello finirà sott’acqua e questo è il fatto più sconcertante, vergognoso e inaccettabile di tutti. E su questo bisognerà fare i conti non solo dei danni procurati ma anche sulle responsabilità.

Redazione