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Con il trascorrere delle ore, mente e cuore cominciano a realizzare quanto appreso ieri dall’altra parte del mondo, con lo sgomento che pian piano lascia il posto alla realtà che scorre. Mentre chiunque dedica un pensiero o un ricordo a Diego Armando Maradona, viene voglia di mettersi nei panni dei tifosi del Napoli. Di quelli che se ne sono andati prima del 1984, ironicamente ricordati dai napoletani in festa con la scritta “e che ve site perso!“; di coloro che per ragioni d’età non hanno vissuto il settennato d’oro del club partenopeo, nel corso del quale il Dio del pallone sceso in terra e ieri asceso al Paradiso ricopriva di gloria la maglia azzurra, e con essa una città, un popolo e milioni di tifosi.

Grande è il rimorso ed enorme l’invidia per non aver potuto assistere direttamente alla trasformazione delle sue gesta in opere d’arte e quindi in storia. Come il “gol del siglo“, realizzato ai mondiali messicani del 1986 nel quale divenne Re o il “tanto gli faccio gol comunque“, quando nel 1985 segna una rete impossibile alla Juventus frantumando tutte le leggi della fisica. O un semplice riscaldamento prepartita condotto sulle note di “Live is Life” nel ritorno in Germania della semifinale di Coppa Uefa – poi vinta – contro il Bayern Monaco il 19 aprile 1989.

3/11/85, il gol di Maradona alla Juventus

E allora non resta che affidarci ai figli della storia, il mito e la leggenda, fortunatamente immortalati su videocassette prima, dvd poi e infine youtube, per compensare la mancanza della visione diretta. E arginare il rimorso affidandosi alle stelle dei nostri tempi: da Ronaldo il Fenomeno a Ronaldinho, da CR7 a Messi, da Baggio a Totti e Del Piero. Con la speranza di osservarne tanti altri ancora, con la consapevolezza che nessuno è stato e mai sarà più grande di lui.

È morto Diego Armando Maradona: il mondo saluta il Dio del calcio

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Luigi Ottobre