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Lo sfogo del tecnico azzurro nel post di Napoli-Milan e l’eterno dibattito sul modulo

Da quando Sarri non allena più il Napoli non è più domenica. Nessun nostalgico amarcord, solo una semplice parafrasi di una nota canzone per sottolineare come dall’addio del tecnico toscano sembrano essere scomparse due certezze. Quella del modulo – il dogmatico 4-3-3 – e la sensazione di essere competitivi per i primissimi posti in classifica. Competitivi, non vincenti: ed è quello che si chiede oggi alla squadra di Gattuso. Anche per il momento storico che non ha risparmiato neppure il calcio. S’è visto infatti come l’emergenza epidemiologica può contagiare anche i giocatori, incidendo così sulle sorti di una squadra. Il che sta rendendo il campionato ancora privo di un reale padrone, aprendo la strada alla possibilità di interrompere il dominio quasi decennale della Juventus.

Il dibattito sul modulo

Se usare il 4-2-3-1 o il 4-3-3 – tema centrale nei media partenopei – è argomento fine a sé stesso. A contare, più che il modulo, sono fattori come il modo di attaccare, di difendere, di occupazione del terreno di gioco; l’equilibrio e la perfetta distanza tra i reparti; la volontà di sacrificarsi e di aiutare il compagno. Spesso si vede il Napoli difendere con il 4-4-2 o il 4-5-1 e attaccare con il 4-2-4, il che denota come all’interno della stessa partita un modulo possa variare.

Il problema dunque non è quale sistema di gioco adottare ma se il suo impiego comporta lo snaturamento degli interpreti. Né Mertens, né Lozano Politano sono trequartisti: chiunque giochi dietro la punta – come il belga con Osimhen o Politano contro il Milan – fa fatica ad esprimersi. Stesso discorso per Fabiàn Ruiz: non è un mediano, mostrando limiti difensivi se non protetto adeguatamente; non è un regista, faticando ad impostare il gioco se marcato. Fa bene Gattuso a voler insistere sulla sua idea tattica e di gioco, purché non corra il rischio di schierare giocatori fuori ruolo.

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Le parole di Gattuso nel post di Napoli-Milan

In sintesi, il tecnico azzurro ha lamentato un atteggiamento sbagliato in campo dei suoi giocatori in diverse situazioni. Oltre ad una mancanza di personalità e mentalità. Entrambe possono essere acquisite dai giocatori, qualora già non le possedessero, anche grazie al supporto di allenatore e società. La società Napoli a conduzione familiare grande non è. Può dunque Gattuso da solo riuscire a colmare la mancanza di mentalità? È su questo che il tecnico calabrese deve interrogarsi, dal momento che da un anno lavora in azzurro e spesso lamenta i soliti limiti della sua squadra. Probabile che sia giunto il momento di mettere da parte il rapporto da fratello maggiore impostato con i suoi giocatori per indossare i panni dell’allenatore. A quel punto si capirà se avrà il controllo dello spogliatoio. Intanto serve svoltare.

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Luigi Ottobre