00 8 min 3 anni

Carlo Verdone compie oggi, 17 novembre, 70 anni. Un compleanno e soprattutto un traguardo speciale che le restrizioni COVID non impediranno di celebrare a dovere almeno nel ping pong tra social, web e televisioni. Il numero incalcolabile di fans è pronto a celebrare, in rete, uno dei più importanti e longevi protagonisti del cinema e della commedia italiana, stesso dicasi per TG, giornali e programmazioni ad hoc (Cine34, ad esempio, dedicherà quattro prime serate con il meglio dei suoi film. Omaggi anche su RaiPlay). Un compleanno speciale dicevamo. Innanzitutto, per i 70 anni splendidamente portati, poi per la ricchissima bacheca di successi ed interpretazioni che Carlo Verdone ha saputo riempire in oltre quarant’anni di carriera. Romano e romanista, figlio di Mario (uno dei più importanti docenti e critici cinematografici, nonché docente del Centro Sperimentale di Cinematografia), attore, regista e sceneggiatore, diploma al ginnasio, laurea con 110 e lode in Lettere Moderne, una vocazione naturale per le imitazioni. Imitazioni che, sin dagli esordi, hanno un qualcosa di particolare perché non prendono di mira le star della televisione oppure i divi del cinema ma, la gente comune. Quella gente comune che diventerà parte della carta d’identità della grande carriera cinematografica fatta di successi al botteghino e di film ormai entrati nell’immaginario collettivo.

Con Eleonora Giorgi nel cult “Borotalco”

Non a caso i 70 anni arrivano accompagnati da due anniversari artistici di una certa importanza: i 40 anni di “Un Sacco Bello” e i 25 dall’uscita di “Viaggi di Nozze”, due pellicole distanziate di quindici anni ma molto vicine tra loro quasi da sembrarne la più naturale evoluzione. Due pellicole in puro stile verdoniano che fotografano ed esasperano quelle maschere a lui tanto care e famose. Dal logorroico al bambinone, dal figlio dei fiori anni ’70 all’immancabile coatto presentato in tutte le sue forme ed (in)voluzioni fino al 2008 con “Grande, Grosso e…Verdone”. Ha sempre rifiutato l’etichetta di erede naturale di Alberto Sordi (pur avendo girato due pellicole di successo con l’Albertone nazionale come “In viaggio con papà” nel 1982 e “Troppo Forte” nel 1986) ma, proprio come Sordi ha raccontato il meglio e soprattutto il peggio degli italiani con i loro vizi, le manie, le depressioni, i tic, e di seguito la malinconia e la fragilità che ha caratterizzato gli ultimi anni di produzione (vedi “Sotto una buona stella”, “Posti in Piedi in Paradiso” e “Benedetta Follia”). Una carriera nata in televisione in quella palestra irripetibile di comici che è stato il “Non Stop” di Enzo Trapani, idea rivoluzionaria per il piccolo schermo che iniziava a prendere confidenza con il colore. Una giostra di nuovi linguaggi comici che fece conoscere all’Italia La Smorfia di Massimo Troisi, i GianCattivi di Francesco Nuti, I Gatti di Vicolo Miracolo di Calà, Oppini, Grassia e Smaila e soprattutto il ciclone Verdone con la sua galleria di personaggi che fece colpo sul grande Sergio Leone che lo prese sotto l’ala protettiva e produsse i primi due film.

Massimo Troisi e Carlo Verdone durante un evento ad inizio anni ’80

Un autentico “pedinatore di italiani” che con naturalezza ha saputo imprinere una crescita umana e professionale alla sua carriera reinventandosi in più di una occasione. Da mattatore dei già citati esordi a regista corale del suo personale capolavoro (“Compagni di Scuola” del 1988), fino ad essere osservatore dell’età della maturità e di una società con sempre più ansie e problemi, matrimoni falliti ed incertezze quotidiane. Non da meno il famoso “universo femminile” del suo cinema con attrici che hanno spesso spiccato il volo oppure hanno regalato il meglio della carriera. Dalla Eleonora Giorgi di “Borotalco” (prototipo della ragazza emancipata anni ’80) alla già affermata Ornella Muti protagonista di due eccellenti interpretazioni in “Stasera a casa di Alice” e soprattutto “Io e mia sorella”. Senza dimenticare l’amica di sempre, Margherita Buy, che in “Maledetto il giorno che ti ho incontrato” (e successivamente in “Ma che colpa abbiamo noi”) ha condiviso nevrosi, terapie e pasticche (argomenti che toccano anche la sfera personale di Carlo) e quella Claudia Gerini lanciata proprio dal “O famo strano” di “Viaggi di Nozze” e ritrovata altre due volte sul set. Se le donne di Verdone hanno avuto sempre un ruolo centrale nelle sue storie, non sono da meno i caratteristi che lo hanno fiancheggiato capaci di conquistarsi una popolarità inossidabile. Citiamo quattro nomi a rappresentanza di una folta schiera: non si può che aprire le danze con Lella Fabrizi, la mitica “Sora Lella”, la nonna di Verdone in “Bianco Rosso e Verdone” ed “Acqua e Sapone”. Ancora oggi se andate nell’omonima trattoria all’Isola Tiberina troverete le pareti piene di ricordi da set, testimonianza di un legame andato oltre il lavoro. Impossibile non citare Mario Brega, il gigante buono, più volte presente nelle pellicole di Carlo con scene ormai diventate stracult. Mario Brega è stato soprattutto il padre del Ruggero figlio dei fiori di “Un Sacco Bello” (“so comunistà così!!” con i due pugni alzati che certificavano la fede politica incrollabile) e suocero manesco in “Borotalco” (“arzate a cornuto” nel leggendario racconto dei due giovani coatti incontrati durante un improbabile shopping a via Veneto). Nel firmamento dei caratteristi verdoniani anche Angelo Infanti, memorabile Manuel Fantoni in “Acqua e Sapone” (“un bel giorno senza dire niente e nessuno mi imbarcai su un cargo battente liberiana”, mini monologo che i fans recitano a memoria) e soprattutto Angelo Bernabucci, il “non attore” amico di mille chiacchierate tra il bar e il meccanico che Verdone fece diventare una star nel supercast di “Compagni di Scuola”.

Con Toni Servillo sul set de “La Grande Bellezza”, Premio Oscar 2014

I 70 anni di Carlo Verdone sono una festa non solo personale ma di tutto il cinema perché lui ha valorizzato non solo sé stesso e la sua passione per la recitazione e la regia ma, anche tutti coloro che hanno incrociato il suo cammino con rare eccezioni all’incontrario quando c’erano altri dietro la macchina da presa a dirigerlo. Anche in questo contesto ha lasciato il segno come nel caso dei due “Manuale d’Amore” con Giovanni Veronesi e soprattutto la soddisfazione insuperabile dell’Oscar vinto con “La Grande Bellezza” di Paolo Sorrentino, un riconoscimento che un attore di commedia può solo sognare. Nel febbraio 2017 il Premio “Maestri alla Reggia” ritirato nella Cappella Palatina all’interno della Reggia vanvitelliana con un Verdone deliziato dalle bellezze che lo circondavano.

Carlo Verdone premiato alla Reggia di Caserta nel 2017

Un compleanno festeggiato in maniera sicuramente diversa ed impensabile come la gran parte delle cose che stanno accadendo in questo 2020, compreso il suo ultimo film (“Si vive una volta sola” con Rocco Papaleo, Anna Foglietta e Max Tortora) da nove mesi bloccato nei magazzini a causa della sale cinematografiche chiuse dal COVID. Chissà che questo dramma non sia lo spunto per il primo film da post settantenne. Per il momento, buon compleanno Carlo, la tua cinematografia ci ha fatto ridere e riflettere di noi stessi. Hai sempre ringraziato il tuo pubblico per l’affetto con il quale ti ha accompagnato e il tuo pubblico non ha mai smesso di amarti. Scontata la battuta del tuo Furio: “allora vedi che la cosa è reciproca?

Vincenzo Lombardi