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È un lungo ed interminabile cordoglio quello riservato a Gigi Proietti in queste ore sui social. La tristezza della gente comune, il dolore dei suoi estimatori, i messaggi istituzionali che si sovrappongono a quelli dei colleghi di una vita. La scomparsa dell’attore romano ha lasciato il segno ovunque anche in queste ore già stravolte dalla lotta al COVID-19 e con l’imminente arrivo di un nuovo DPCM. Maestro, Mandrake e Maresciallo i titoli più usati per l’ultimo saluto al grande mattatore. I tre titoli che meglio hanno rappresentato mezzo secolo di carriera e di successi. Ed è proprio l’Arma dei Carabinieri a rendere omaggio a Proietti con un twitter ufficiale: “Hai saputo farci sorridere con tanti personaggi e mille sguardi, espressioni, barzellette. Noi vogliamo continuare a ricordarti così, col volto del Maresciallo Rocca, che hai interpretato con umanità, passione e la giusta dose di ironia”. Puntuale anche il messaggio del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “È con grande dolore che ho appreso la notizia della scomparsa, nel giorno dell’ottantesimo compleanno, di Gigi Proietti. Attore poliedrico e versatile, regista, organizzatore, doppiatore, maestro di generazioni di attori, erede naturale di Ettore Petrolini, era l’espressione genuina dello spirito romanesco. Alla grande cultura, alla capacità espressiva eccezionale, frutto di un intenso lavoro su se stesso, univa una simpatia travolgente e una bonomìa naturale, che ne avevano fatto il beniamino del pubblico di ogni età. Desidero ricordarlo anche come intellettuale lucido e appassionato, sempre attento e sensibile alle istanze delle fasce più deboli e al rinnovamento della società”.

Gigi Proietti con le figlie Susanna e Carlotta

Cordoglio e dolore anche nelle parole del sindaco di Roma Virginia Raggi che sottolinea come la scomparsa di Gigi Proietti privi la Capitale di un pezzo di anima. Poi ancora i suoi partner sul set come Alessandro Gassmann e Veronica Pivetti. Sintetico il commento di Enrico Montesano, amico e co-protagonista del cult “Febbre da Cavallo”. Montesano ha salutato il collega con un ultimo sorriso: “Tè possino Mandrà, proprio oggi?”. In molti, infatti, hanno sottolineato come nascere e morire lo stesso giorno fosse una cosa possibile solo a Mandrake/Proietti, mattatore fino all’ultimo. Carlo Verdone, invece, ha parlato di una perdita incolmabile per il palcoscenico. “Oggi ci lascia un attore gigantesco. Sul palcoscenico tra i migliori se non il migliore. Enorme presenza scenica, maschera da attore dell’antica Roma, tempi recitativi sublimi. Era un volto che rassicurava che l’identità di questa città ancora vive. Discepolo di Ettore Petrolini, forse più volte ha superato il suo maestro. Autorevolezza, cultura, generosità e umiltà. Questo era Gigi Proietti”. Non è solo Roma a piangere la morte di Proietti. Il mattatore aveva un rapporto speciale con Napoli e la Campania. Erano senza ombra di dubbio la sua seconda casa, un amore indissolubile e mai fragile. L’uso del dialetto partenopeo è stata una costante di tutta una carriera ad iniziare dal celebre sketch all’interno di “A me gli occhi, plaese”, lo spettacolo che oggi è una sorta di testamento artistico. Proietti, infatti, era un maestro inarrivabili nel grammelot, ovvero l’emissione di suoni senza senso ma simili a discorsi reali. Autentici monologhi apparentemente “vuoti” ma che mandavano in visibilio il pubblico.

Il post facebook di Enrico Montesano

A Napoli ha festeggiato, nel 2006, la sua “Serata d’Onore” al Teatro Augusteo per i primi 40 anni di carriera. Un autentico viaggio teatrale dalle cantine degli anni ’60 ai grandi successi oceanici del Teatro Tenda di Roma. Per una nota marca di caffè napoletano è stato per anni testimonial con il suo sorriso “maggico” e con quel tormentone “A me me piace!” che conquistò subito i consumatori. Nel 2000 è stato Direttore Artistico del “Settembre al Borgo” di Casertavecchia. Uno dei cartelloni più colti dove brillavano le stelle di Paolo Villaggio, la musica di Rosanna Casale e la danza di un allora non ancora famoso Roberto Bolle. A Napoli era immancabile il nocciolato al “Caffè del Professore” in Piazza del Plebiscito e le lunghe giornate trascorse con l’amico di una vita, Renzo Arbore. Le istituzioni e la cultura che oggi lo piangono non furono tanto tenere con lui, regalandogli due grandissime amarezze. Nel 1998 la chiusura del suo celebre “Laboratorio Bottega” dove si sono formati i volti più amati dal pubblico di oggi (citazione d’obbligo per Enrico Brignano e Giorgio Tirabassi ma, l’elenco è lunghissimo).

Il twitter dell’Arma dei Carabinieri

La Regione Lazio sospese i finanziamenti e l’attore diede vita ad un amarissimo sfogo. Già allora si parlava di istituzioni che mettevano l’arte in secondo piano. Nel 2007, invece, dopo venti anni di successi gli fu tolta la direzione artistica del Teatro Brancaccio di via Merulana. Giochi politici alle spalle di una scelta scellerata. Da poche ore, Carlo Verdone e Tullio Solenghi chiedono a gran voce che proprio il Brancaccio sia intitolato a Gigi Proietti. Da lassù Mandrake starà forse rispolverando qualche cavallo di battaglia

Vincenzo Lombardi