00 5 min 3 anni

Spesso alcuni amici ci chiedono –anche insistendo– di intervenire su tutto ciò che non va nella gestione della città. Dimenticando che questa Amministrazione “ci vede come il fumo negli occhi”, che noi possiamo fare ben poco e che non abbiamo alcun ruolo né responsabilità (al netto della cittadinanza che da sempre cerchiamo di esercitare al meglio delle nostre facoltà). E, soprattutto, scordandosi che noi non abbiamo avuto la fiducia della città quando l’abbiamo chiesta e ci siamo candidati. Quando in questi giorni siamo stati ripetutamente compulsati a proposito del pino del Palazzo Ducale maldestramentefatto cadere (già anche nel dimenticatoio), abbiamo a tutti fatto presente che oltre a denunciare –come abbiamo fatto– pubblicamente l’accaduto e a chiedere che si indaghi per accertare colpe e responsabilità, non abbiamo altre carte da giocare. Sono altri che dovrebbero intervenire, avendone facoltà quali eletti dal popolo. La “cattiva strada” intrapresa all’inizio di questa consiliatura con il totale svuotamento del ruolo del Consigliere comunalesoprattutto della prerogativa ispettiva – e con la contemporanea allocazione del livello decisionale fuori dall’aula consiliare, ha privato la città di un indispensabile apporto democratico. Cari amici, anche su questa sconcezza inaudita l’AMBC è intervenuta (e non una sola volta), sottolineando che la “democrazia è un regime esigente”, che richiede che tutte le sue componenti debbano funzionare alla perfezione, pena il suo decadimento a finzione. Per restare sul tema del pino del Palazzo Ducale, vi vogliamo ricordare un piccolo,vecchio episodio. Trent’anni  fa, alla fine del 1990, il Sindaco di allora emise un’ordinanza affiché i cittadini abitanti in località Fievo abbattessero ben 18 pini secolari posti lungo la via della stazione,ritenendoli pericolosi per la pubblica incolumità. Ma in quel tempo-fortunatamente- i Mondragonesi avevano ritenuto di mandare in Consiglio comunale ancheuna rappresentanza dei Verdi. E, quindi, il nostro Consigliere comunale Antonio Taglialatela, presentò immediatamente un’interpellanza, pretendendo di conoscere pubblicamente: quali studi tecnici avessero consigliato l’abbattimento dei pini, quale perizia fosse stata esperita, se la pericolosità eventuale dei pini non fosse la diretta conseguenza dell’assenza di manutenzione, per quale motivo i proprietari dei lotti non erano stati attivati per tempo al fine di scongiurare l’epilogo al quale era arrivata l’ordinanza e quali iniziative si ritenevano di assumere per piantumare altre piante al posto di quelleritenute perisolose. Oltre all’interpellanza, i Verdi iniziarono una campagna comunicativa incessante e misero in piedi azioni (volantinaggio, trasmissione radiofonica, articoli sui quotidiani, segnalazione alla Soprintendenza ecc), che portarono quel Sindaco a fare  una vera e propria marcia indietro. Un dietrofront  che il corrispondente de Il Mattino di allora, Antonio Di Tucci, riportò così: “…Le proteste della cittadinanza, che ha colto con stupore e incredulità la notizia, sono state convinte e numerose in quanto i pini domestici, posti ad uno degli ingressi principali della città, costituivano ormai una sorta di simbolo per i mondragonesi. In particolare gli ambientalisti hanno attivato un intervento diretto nei confronti del sindaco il quale, sentite le ragioni di queste proposte, tendenti ad ipotizzare interventi alternativi all’abbattimento delle piante, ha immediatamente revocato la precedente ordinanza, salvando di fatto i restanti dieci pini. Il consigliere comunale del gruppo verde, Antonio Taglialatela, si è dimostrato comunque insoddisfatto-proseguivaDi Tuccinel suo articolo– ed anzi ha accusato l’amministrazione comunale di estrema leggerezza in una materia che avrebbe meritato una più approfondita analisi…”. Sul pino del Palazzo Ducale, domandiamo, c’è stata qualche iniziativa da parte di qualche Consigliere comunale?Credeteci, cari amici, questi sono i peggiori anni  della nostra democrazia locale e della politica. Ma invertire la rotta dipende soltanto da noi, iniziandoa pretendere che chi abbia avuto il nostro consenso debba rendere conto di ciò che fa o non fa e di come onora la fiducia che ha avuto. “La politica è più nobile dell’apparire, del marketing, di varie forme di maquillage mediatico”, ammonisce Papa Francesco tracciando l’identikit del “buon politico”. Aggiungendo che: “Occorre esercitarsi a smascherare le varie modalità di manipolazione, deformazione e occultamento della verità negli ambiti pubblici e privati”.

Redazione