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È morto Alfredo Cerruti. La notizia è arrivata poco dopo le 13 di una soleggiata domenica di ottobre. Aveva 78 anni. Si potrebbero elencare in fila tutti i ruoli ricoperti in oltre mezzo secolo di carriera: autore, produttore, paroliere. In verità, Alfredo Cerruti era semplicemente un genio, di quelli che nascono raramente. È andato via in un giorno di festa con l’Italia in attesa di conoscere il suo destino in modalità lockdown. È andato via con un Paese sull’orlo di una crisi di nervi e non solo. Lui, che aveva fatto dell’ilarità, del non sense e della goliardia la sua principale carta di identità. Napoletano verace, ha raggiunto il suo apice per quasi un trentennio, da inizio anni 70’ alle metà dei Novanta. La grande Mina si innamorò di lui e non solo come produttore discografico. La loro relazione non fu mai avvolta da mistero. L’ironia e la genialità sono state le chiavi d’accesso ad una carriera che si è trasformata in qualcosa di memorabile ed indimenticabile lavorando a sei mani con Renzo Arbore ed Arnaldo Santoro. “Indietro Tutta” e “Il Caso Sanremo”, i titoli cult per la televisione italiana, “FF.SS.” sul grande schermo per una pellicola avanti anni luce. Citazione d’obbligo anche per varie edizioni di “Domenica In” e per quel “Stasera Mi Butto” condotto da Gigi Sabani che infiammò l’estate televisiva del 1990. Il Campionato Nazionale degli Imitatori, dove furono lanciati nomi come Neri Marcorè, Max Giusti, Giorgio Panariello.

Una foto degli Squallor di inizio anni ’70

Il nome di Alfredo Cerruti è indissolubilmente legato anche alla storia senza tempo degli Squallor, la band politicamente scorretta ancora oggi fonte di studio e di svariati omaggi. Fondata nel 1971 insieme con autori fenomenali della nostra canzone, Daniele Pace, Giancarlo Bigazzi e Totò Savio, gli Squallor diedero vita a brani sboccati, surreali, volgari, spesso censurati e bloccati dai Pretori. Le cronache dell’epoca raccontano di cassette acquistabili solo al mercato nero in quanto la vendita legale su spesso vietata. Erano gli anni del cantautorato impegnato e questi quattro ragazzacci capaci di comporre melodie intramontabili della musica italiana, (Pace ha firmato “E la luna bussò” per Loredana Bertè e “Sarà perché ti amo” dei Ricchi e Poveri, Savio è stato autore di “Cuore Matto” per Little Tony, “Erba di casa mia” e “Vent’anni” per Ranieri e soprattutto “Maledetta Primavera”, brano cult di Loretta Goggi, per Bigazzi, invece, ci sarebbe bisogno di un giorno intero per elencare i suoi successi, a caso citiamo “Gloria” di Umberto Tozzi), sotto il marchio “Squallor” davano vita a brani rimasti nella memoria e tramandati nel tempo. Dall’immortale “Cornutore” a “38 Luglio”, da “Troia” a “Cielo duro”, passando per “’O tiempo se ne va” e “Chi cazz mò fa fa”. Il gruppo confezionò anche due film super trash come “Arrapaho” ed “Uccelli d’Italia”. Con Alfredo Cerruti se ne va l’ultimo degli Squallor ma non solo. Un genio irriverente che ha messo la sua firma su un modo di fare spettacolo che andrebbe assolutamente rivalutato e riscoperto. Anche se nell’Italia del “Grande Fratello” e dei finti gay, nessuno si meraviglierebbe più di nulla.

Vincenzo Lombardi