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MADDALONI- Tempo scaduto. Non è una requisizione. Ma dopo due anni di trattative e un accordo di massima, il comune accelera per la presa di possesso di fatto dell’intero piano terra del complesso, un tempo carcere cittadino e poi ex convento dei padri Oblati di via Mercorio, e pure del secondo piano nonché delle aree che confinano con gli attuali uffici comunali che ospitano i servizi sociali.

Andrea De Filippo

Sindaco ma non c’era un accordo globale che chiudeva anche 40 anni di contenziosi?

Certo che c’è un accordo. Ma quello che manca è la fase attuativa dell’intesa bilaterale con la Curia. Poichè l’ente locale ha urgente bisogno di spazi supplementari da destinare all’adeguamento degli uffici aperti al pubblico e alle associazioni del terzo settore, non si può aspettare ancora.

E quindi?

Anche per il forte impulso dell’emergenza covid, premeremo affinchè si proceda alla divisione logistica e funzionale del complesso monumentale. Per chiarezza ed per evitare fraintendimento non è una riedizione del contenzioso ma è arrivato il tempo di passare alla separazione della parte destinata all’ente locale da quella acquisita dalla parrocchia Maria Immacolata.

In pratica, il bisogno di nuovi spazi non è più essere messo in stand-by?

Attualmente, c’è uno stop di fatto è stato imposto dal lutto in corso che ha colpito la Curia. Ma essendo un accordo storico e globale, voluto e condiviso dal compianto vescovo Giovanni D’Alise, oggi è arrivato il momento di archiviare definitivamente le lungaggini burocratiche che hanno sempre impedito, a 40 anni dal dopo-terremoto, che Maddaloni ritrovasse parte della casa comunale perduta.

E’ una storia di contenziosi e recriminazioni reciproche…

Il comune (che in passato ha disdetto gli accordi di coesistenza immobiliare e di corresponsabilità nelle spese) rinuncia alla proprietà esclusiva  dell’intero stabile. La Curia, in parallelo, archivia la fondata richiesta di risarcimento per tutti i lavori di ristrutturazione post sisma, sostenuti e mai risarciti, ai Padri Oblati che si sono fatti carico della manutenzione, ordinaria e straordinaria e del consolidamento sismico. Computando la consistenza dei beni e le reciproche esigenze logistiche e finanziarie, si è arrivati alla divisione immobiliare  consensuale.

Poi è arrivato il Covid e il problema spazi diventa pressante?

Anche e non solo. Con nuovi locali possono essere date risposte, in tempo reale, per aumentare le ricettività degli uffici e incrementare i locali necessari all’ente. Per questo e non solo, è arrivato ora il tempo di passare alla ratifica dell’intesa consensuale.

Redazione