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(di Nello Ferraro)

Ogni paese ha le sue usanze e tradizioni che vanno avanti da secoli tramandate di padre in figlio. Alcune poi, con il passare del tempo, vanno scemando perché con l’evoluzione della specie umana l’intelletto fa comprendere che sono da eliminare quando arrecano danno o fastidio altrui. Tra queste ultime ancora resiste, ahinoi, in alcuni soggetti impossessati da Attila quelle di incendiare qualsiasi cosa trovino sul loro cammino. Quella più abituale è l’incendio delle sterpaglie o del granturco “non zappabile” che costringono tanti abitanti a rinchiudersi in casa, il che nemmeno basta per evitare di respirare il fumo. La giustificazione di questi soggetti è che “non si tratta di immondizia ma é fumo buono”, come affermato candidamente da un contadino colto in fallo in via san Marco Vecchio che, probabilmente, ha cercato di fare l’indiano oppure si sente un “balla coi lupi” che lancia segnali di fumo. Non essendo stato richiamato o multato da chi di dovere, nonostante le segnalazioni ricevute, temiamo che la “tribù degli indiani” si sentirà ancora in diritto di continuare tali “usanze medievali” che, intanto, continuano ad arrecare danni alla salute altrui considerato che, tra le sterpaglie, si nascondono anche rifiuti gettati dai soliti incivili.

Redazione On Line