00 5 min 4 anni

La sua musica ha scritto la storia del cinema. Le sue colonne sonore hanno accompagnato decine di capolavori del grande schermo che hanno portato l’Italia ai più grandi trionfi possibili. Ennio Morricone, musicista, compositore ed autore, è morto a 91 anni in una clinica romana. La morte è avvenuta a seguito di gravi complicazioni dovute a una caduta. Qualche giorno fa si era rotto il femore. I funerali di Ennio Morricone si terranno in forma privata “nel rispetto del sentimento di umiltà che ha sempre ispirato gli atti della sua esistenza”. Lo annuncia la famiglia del premio Oscar attraverso l’amico e legale Giorgio Assumma. Morricone, si è spento “all’alba del 6 luglio in Roma con il conforto della fede”. Sempre da fonti vicino alla famiglia si viene a conoscenza del fatto che il Maestro Morricone “ha conservato sino all’ultimo piena lucidità e grande dignità. Ha salutato l’amata moglie Maria che lo ha accompagnato con dedizione in ogni istante della sua vita umana e professionale e gli è stato accanto fino all’estremo respiro ha ringraziato i figli e i nipoti per l’amore e la cura che gli hanno donato. Ha dedicato un commosso ricordo al suo pubblico dal cui affettuoso sostegno ha sempre tratto la forza della propria creatività”. Due volte Premio Oscar (nel 2007 alla carriera e nel 2016 per la colonna sonora di “The Hateful Eight”), Ennio Morricone nasce a Roma il 10 novembre 1928, si era diplomato al Conservatorio di Santa Cecilia in tromba, composizione, strumentazione, direzione di banda e musica corale. Maestro d’orchestra, componente del gruppo sperimentale Nuova Consonanza, debuttò nel cinema con il film di Luciano Salce Il federale (1961), mentre stava per imporsi come arrangiatore delle più famose canzoni italiane dei primi anni ’60 (suoi gli arrangiamenti di tutti i successi di Gianni Morandi o quello dell’evergreen di Mina “Se telefonando”). In seguito continuò ad accompagnare le imprese polverose dei pistoleri di Sergio Leone e Duccio Tessari, ma seguì pure quelle dei protagonisti de I pugni in tasca (Marco Bellocchio, 1965), i sanguinosi scontri de La battaglia di Algeri (Gillo Pontecorvo, 1966) o il vagabondare di Totò in Uccellacci e uccellini (Pier Paolo Pasolini, 1966), dimostrandosi autore di grande talento, versatile e d’avanguardia.

Ennio Morricone

Tra le sue innovazioni più riconoscibili c’è l’uso della voce umana. Una voce di donna (quella di Edda Dell’Orso) che accoglie l’arrivo alla stazione di Claudia Cardinale in C’era una volta il West (Sergio Leone, 1968), incalzante in Metti una sera a cena (Giuseppe Patroni Griffi, 1969), sospesa vicino all’amore impossibile tra Noodles e Deborah (C’era una volta in America, 1984), la stessa che accompagna le gesta di Bugsy (Barry Levinson, 1991). Anche se forma con Sergio Leone un fortunato sodalizio artistico, come quello fra Bernard Herrmann e Hitchcock, Nino Rota e Fellini, nel corso della sua carriera scrive musica per molti e importanti registi stranieri. Più volte ha sfiorato l’Oscar con le sue nomination, fino al trionfo del 2016 grazie all’incontro con Quentin Tarantino. Indimenticabili le sue collaborazioni con Sergio Leone e Giuseppe Tornatore, registi con i quali anche un uomo di grande riservatezza come Morricone, trovò un legame che andava oltre il lavoro. Impossibile non citare le colonne sonore di Per un pugno di dollari, Mission, C’era una volta in America, Nuovo Cinema Paradiso e Malena

Morricone ha vinto anche tre Grammy Awards, quattro Golden Globes, sei BAFTA, dieci David di Donatello, undici Nastri d’Argento, due European Film Awards, un Leone d’Oro alla carriera e un Polar Music Prize.  Ha venduto inoltre più di 70 milioni di dischi. Era Accademico Effettivo dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e socio dell’associazione Nuova Consonanza impegnata in Italia nella diffusione e produzione di musica contemporanea. Il 26 febbraio 2016, gli è stata attribuita la stella numero 2574 nella celebre Hollywood Walk of Fame. Il 27 dicembre 2017 ha ricevuto l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana, il secondo grado in ordine d’importanza.

Vincenzo Lombardi