00 5 min 4 anni

Sull’estate del 1990 ci siamo già ampiamente sbilanciati, ricordando il Mondiale di casa nostra e quelle “Notti Magiche” che ancora ancora ci fanno emozionare, nonostante l’amarezza del mancato trionfo e i disastri legati alle infrastrutture di Italia ’90 diventate materia di magistratura e mazzette (LEGGI QUI IL NOSTRO SERVIZIO). Trent’anni fa, però, oltre agli occhi spiritati di Schillaci, il gol beffa di Caniggia e i fiumi di birra dei tedeschi, l’Italia musicale scopre un ragazzo non più pivellino che ha da poco compiuto i trent’anni e naviga ancora in circuiti poco conosciuti cercando di affermarsi attraverso le kermesse dedicate ai nuovi emergenti. Quel ragazzo dall’anima rock e la folta chioma, che poi diventerà una specie di segno distintivo, si chiama Luciano Ligabue e in quell’estate del 1990, la sua carriera incontrerà il primo decisivo punto di svolta. Merito della sua grande testardaggine ma, anche, dei manager musicali di una volta che sapevano scovare un talento ed aspettare che maturasse. Una gavetta lunga e ricca delle più svariate esperienze anche se non tutti terminate in maniera esaltante. Il debutto con il gruppo amatoriale degli Orazero, una parentesi politica come assessore comunale e mille lavori: bracciante agricolo, commerciante, dj, metalmeccanico, conduttore radiofonico. Nel 1988 la prima affermazione ad un concorso in quel di Reggio Emilia, “Terremoto Rock” con il brano “Anime in Plexiglass”. Mentre gli Orazero si sciolgono e il primo 45 giro di Luciano ottiene risultati molto deludenti, inizia a vedere la luce il primo provino di una canzone, “Eroi di latta”, che prende di mira la musica anni ’80, quella dei Duran Duran e dell’abuso di elettronica per intenderci. Quella canzone, dopo una lunga gestazione e tanti cambiamenti, diventerà “Balliamo sul Mondo”, la hit a sorpresa dell’estate ’90 che vince il “Disco Verde” al Festivalbar e fa aprire le porte del successo vero a quel trentenne di Correggio.

La copertina dell’album che segna l’esordio di Ligabue

Un brano dall’energia senza tempo che fotografa da subito il decennio che porterà al Duemila, mettendo immediatamente in evidenza uno stato di ribellione e precarietà, termine quest’ultimo, che impereremo (purtroppo…) a conoscere molto da vicino. La canzone diventa disco d’oro e soprattutto un inno generazionale che unisce sia i fans incrollabili, sia quelli della prima ora che nel tempo si sono leggermente allontanati dal fenomeno “Liga”. Il primo singolo della discografia ufficiale è anche un favoloso apripista per l’album “Ligabue”, pubblicato nel maggio del 1990 sotto l’attenta produzione del manager Angelo Carrara e con l’amico-promoter Claudio Maioli che iniziava al fianco di Ligabue un percorso professionale e personale con pochi eguali. Un album ritenuto dopo trent’anni un autentico cult, con canzoni che hanno un significato profondissimo per la carriera artistica ed umana di Ligabue. La struggente “Piccola stella senza cielo”, il vitellone romagnolo che viene messo in scacco da una femminista in “Bambolina e Barracuda”, il brano-manifesto “Sogni di rock ‘n roll”, canzone spensierata e malinconica allo stesso tempo, che cristallizza ambizioni e speranze dell’età giovanile. Senza dimenticare quel “Bar Mario” (che poi diventerà il nome del fans club), luogo di ritrovo ideale dove il tempo sembra essersi fermato. I critici musicali accolsero con ottime recensioni quell’album che anche nell’estetica seppe sorprendere immediatamente. La copertina di “Ligabue”, infatti, non aveva gli standard del classico disco del debutto, ovvero, il faccione del cantante in primo piano con il nome cubitale, classico “pack” per chi deve farsi conoscere ed imporsi nell’emisfero discografico. In copertina facevano bella mostra tutti i testi delle dieci canzoni che componeva un lavoro dal piglio autoritario, realizzato da un cantautore che non poteva che risentire dell’influenza di illustri maestri come Guccini e Bertoli. Un cantautore che nel corso di questi primi trent’anni di carriera ha visto molte volte il suo nome inciso vicino ai record di vendita e di biglietti staccati per i suoi trionfali tour. Questa però è storia dei nostri giorni.

Il Liga in uno scatto dei primi anni novanta

In quella estate di “Notti Magiche” e rigori maledetti, parte il cammino di Luciano Ligabue con quel “Balliamo sul Mondo” che, potere della musica, sembra tremendamente attuale. Due giovani (paragonati a Ginger Rogers e Fred Astaire) avvolti dalle incertezze di un mondo instabile che decidono di ribellarsi a ritmo di fandango. Forse il Liga trent’anni fa ci aveva visto lungo. Se proprio dobbiamo cadere, meglio farlo ballando…

Vincenzo Lombardi