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Il recente ‘decreto rilancio’ ha cercato di dare tutele a tutti, ma il
settore dello spettacolo è troppo complesso e per questo ci sono
ancora lavoratori e persone che rischiano lo stato di indigenza.
La motivazione principale è che il settore è rientrato nelle
disposizioni per arginare l’epidemia Covid-19 in una condizione di
crisi, dovuta alla scarsità dei finanziamenti pubblici e al mancato
riconoscimento dell’atipicità del lavoro. Il sistema si è così dotato
di un modus operandi che sfida le regole generali e i Contratti
nazionali che le stesse imprese hanno sottoscritto.
Gli effetti della crisi picchiano duro sui lavoratori e sulle piccole
imprese, meno sulle grandi imprese, che potranno ricevere liquidità
proprio grazie al decreto.
Benché si sia trovata una misura che risolve in parte il problema
degli intermittenti e si sia cercato di abbassare il numero di
giornate ENPALS (ora è di sole 7 nel 2019) per accedere all’indennità
per i lavoratori dello spettacolo, ci saranno ancora persone escluse.
Molte giornate lavorative si perdono in quelle che sono sfumature che
vanno dal grigio al nero. Le giornate forfettizzate sono diffuse e ciò
significa che, invece di pagare il contributo su ogni giornata
effettivamente lavorata, il datore/committente ne paga solo alcune. Il
lavoro nero è presente in tutti i comparti, con una presenza più
diffusa nel settore musicale. Nel campo audiovisivo non esiste un
contratto nazionale per artisti e stuntman e ciò fa sì che questi
professionisti siano contrattualizzati per le sole giornate di
“girato”. Si perdono quindi molte giornate di lavoro ai fini
contributivi. Ci sono anche gli autori, che pochissime volte si vedono
pagati i contributi ENPALS. Sono poi molte le giornate lavorate che
vedono il contributo versato alla gestione separata dell’INPS,
contributi che non vengono considerati utili ai fini dei requisiti per
l’indennità.
Infine non va ignorato il fatto che anche chi ha un reddito da
pensione non se la passa bene. La maggior parte degli assegni
pensionistici ENPALS è bassa, molti sono erogati per il trattamento di
vecchiaia, e quindi questi professionisti continuano a lavorare fino a
quando possono. Ora sono esclusi da qualsiasi sostegno.
La ripartenza del settore sarà lenta, occuperà pochi lavoratori, la
maggior parte di loro vedrà una consistente riduzione dei propri
redditi. E’ quindi necessario individuare nuove misure di sostegno del
reddito dei lavoratori su più mesi, legare i finanziamenti pubblici ai
teatri all’obbligo di pagare stipendi e fatture arretrate e concordare
un risarcimento per chi ha visto annullati gli spettacoli.

Redazione