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In pratica è primo in classifica da 40 anni. Ha attraversato quasi cinque generazioni, insieme con Mogol ha scritto le canzoni più belle della nostra vita, ha lasciato una eredità inestimabile di innovazioni tecniche e stilistiche, ha letteralmente stravolto le sonorità del pop rock. Il suo patrimonio musicale ha attraversato il nostro tempo: dall’Italia del boom negli anni ’60 alle lotte in piazza, ha diviso la politica, ha vissuto il terrorismo degli anni ’70, passando per celebrazioni e cover nei colorati anni ’80 fino alle decine di musical, film e serie TV incorniciate nei suoi intramontabili successi. Mancava all’appello solo la GENERAZIONE DIGITALE e dopo anni di controverse battaglie legali e patrimoni da spartire, Lucio Battisti si prende la copertina anche della musica liquida, quella fatta di streaming e file. Il caro vecchio 33 giri ha lasciato spazio all’iconcina “play” degli store digitali, il nostalgico giradischi (che nel 2019 ha brindato al suo ritorno in pompa magna con vendite elevatissime) ha le sembianze di uno smartphone con l’APP di turno alla quale accedere. Cambiano gli strumenti, non la sostanza: a 43 anni dal debutto discografico (Dolce Giorno/Per una Lira), Lucio Battisti è sempre ai vertici. Poco meno di due mesi fa il debutto su Spotify. A 21 anni esatti dalla sua scomparsa. Un esordio sulla piattaforma streaming più famosa del mondo e soprattutto seguita per la maggior parte dalla fascia che va dai 18 ai 24 anni. Al momento i numeri (spesso freddi ed insensibili) ci regalano questo quadro: nelle prime 24 ore dal lancio ben 16 suoi pezzi sono finiti nella classifica top 200, quella globale, scavalcando tutte le più importanti e note popstar del momento. Ad oggi da Spotify fanno sapere che gli stream legati alla musica di Battisti, o perlomeno i dodici dischi pubblicati (all’appello ne mancano cinque), sono oltre 20 milioni, con una media mensile di ascolti che supera quota 600 mila. La canzone più ascoltata è “Il mio canto libero”, che al momento supera il milione e mezzo di click; ma si presentano con preferenze a sei zeri anche “Mi ritorni in mente”, “La canzone del sole” e “29 Settembre”. Ma i dati da analizzare non si fermano qui, è interessante valutare anche quale sia stato l’impatto del cantautore reatino su quelle generazioni che utilizzano Spotify per ascoltare tutt’altra musica.

Battisti e Mogol durante il viaggio a cavallo da Milano a Roma nel 1970

L’impressione è che l’esperimento sia andato benissimo e che ciò che Mogol si augurava, da lottatore in prima linea di questa battaglia per portare Battisti ufficialmente online, si sia avverato: la fascia più interessata alla riscoperta della musica del duo Battisti/Mogol è proprio quella che va dai 18 ai 24 (24,79%), viene poi quella dai 25 ai 29 (22,89%) e quella dai 30 ai 34 (15,19%), insomma oltre il 62% degli ascoltatori di Battisti sono under 35, il che se da un lato il dato esclude un sentimento nostalgico nei confronti della sua musica, dall’altro ne conferma, anche se non ce n’era particolarmente bisogno, l’intramontabilità.  È Milano a quanto pare la città italiana dove l’arrivo di Battisti su Spotify era più atteso, seguita da Roma e Napoli.

Dal 33 giri acquistato al reparto musica della “Standa” di quasi mezzo secolo fa, al file che scorre sull’Iphone. Il canto di Lucio è sempre più libero!

Vincenzo Lombardi