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MADDALONI- “Ridateci il nostro lavoro”. Con un presidio numeroso e determinato, ma pacifico e non violento, i quasi 70 edili, impegnati nel completamento dell’ Interporto Sud Europa e espulsi dai cantieri senza colpa a seguito delle rescissioni contrattuali delle imprese affidatarie, stamattina hanno fatto sentire la loro voce e la loro presenza. Mezza giornata di protesta contro l’indifferenza generale: aspettano ancora che si perfezioni l’avvicendamento tra imprese e cominci il percorso di ritorno al lavoro. Mentre sopravvivono grazie ai sussidi di disoccupazione (Anspi), i cantieri si sono rimessi in moto. E ieri mattina hanno preteso la restituzione dei cantieri incompleti (ben quattro) e soprattutto del lavoro”. Con civiltà e molta fermezza hanno contestato l’utilizzo di altri operai per lo svolgimenti di mansioni e “opportunità occupazionali residue”. Mentre una vasta platea di dipendenti aspetta spiragli per un futuro lavorativo possibile non accettano che anche le “attività lavorative residue siano affidate a squadre occasionali di manutentori e non agli edili impegnati con la difficile crisi occupazionale e costretti a sopravvivere con gli ammortizzatori sociali”. In realtà non sono interessati a lottar con altri poveri o operai. Vogliono certezze. Perché la crisi è paradossale: c’è tanto lavoro da fare, ma mancano le aziende e gli operai sono disoccupati. Una situazione francamente insostenibile che crea legittime preoccupazioni e qualche tensione.

Redazione